Riportiamo la Storia della Chiesa di S. Sossio di Somma Vesuviana (NA) il cuore propulsore del progetto "un tappo per amare".

Una delle più antiche, se non la più antica, chiese di Somma è quella di S. Sossio. Essa sorge in una vasta area agricola del territorio di Somma, ai confini del Comune di Marigliano.

Dista dal centro di Somma circa 2 chilometri. Attualmente non è possibile datarne l’edificazione per la mancanza di documenti certi. Il toponimo “S. Sossio” figura per la prima volta in un documento angioino del 1268.

In un altro documento del 1273 si fa, invece, un esplicito riferimento alla chiesa di S. Sossio di Somma. Questa chiesa nell’alto medioevo (forse quando era solo una piccola cappella di campagna) appartenne ai PP. Benedettini del monastero di S. Severino e S. Sossio di Napoli, possessori di molti beni a Somma. Nella Santa visita del 1561 il vescovo di Nola, monsignor Antonio Scarampo, trovò la chiesa di S. Sossio di Somma abbandonata e quasi un rudere.

Ciò fa pensare che il sacro luogo avesse attraversato un lungo periodo di decadenza. A metà del ‘500, la chiesa e l’annessa masseria appartenevano al beneventano Bartolomeo Camerario, Presidente del tribunale della Regia Camera della Sommaria e professore di diritto civile e canonico nello “studio” di Napoli. In questa masseria, il Camerario trascorreva ogni anno lunghissime vacanze estive, trascurando il suo ufficio e facendo per questo irritare, non poco, il Viceré di Napoli D. Pedro di Toledo.

Quando i rapporti tra il Viceré e D. Bartolomeo si deteriorarono, la chiesa e la masseria furono cedute alla figlia Isabella, moglie del capitano Tiberio Brancaccio nobile sommese, che, nel 1759, ne fece dono ai PP. della Compagnia di Gesù del Collegio Massimo di Napoli.

I gesuiti restaurarono la chiesa secondo lo stile barocco e vi costruirono accanto un grande edificio con capienti cellai per la conservazione del vino, che producevano nella masserie di S. Sossio (circa 314 moggia) e di Malatesta (circa 300 moggia) di loro proprietà. I novizi del Collegio Massimo di Napoli ogni anno trascorrevano quindici giorni di vacanze estive nella masseria di S. Sossio di Somma durante la vendemmia. Nel 1712 il cardinale fra Vincenzo Orsini, domenicano dell’ordine dei Predicatori e arcivescovo di Benevento, consacrò la chiesa rimessa completamente a nuovo. Dodici anni dopo, l’illustre prelato salì il Soglio Pontificio con il nome di Benedetto XIII. Con la soppressione della Compagnia di Gesù (3 novembre 1767), la chiesa di S. Sossio passò prima all’Azienda Gesuitica e poi al convento di S. Domenico Maggiore di Napoli. La masseria fu invece acquistata dal ricco proprietario terriero D. Gaetano Manzo. Questi domandò ed ottenne dai religiosi domenicani la concessione della chiesa, che ristrutturò a sue spese per restituirla al pubblico culto.

Dal 1845, epoca dell’ultimazione del restauro, la chiesa venne officiata dai PP. Francescani del vicino monastero di S. Maria del Pozzo, che nel 1973 ne curarono un nuovo restauro.

Dopo alterne vicende, nel 1959, il complesso chiesa - convento venne acquistato dal comune di Somma Vesuviana. Dopo adeguata ristrutturazione, il convento fu adibito ad edificio scolastico. Oggi ospita l’Istituto Tecnico Industriale “Ettore Majorana”. L’ultimo restauro, che ha riportato la chiesa a nuovo splendore, è stato eseguito, anche con il contributo dei fedeli, nel 1996. Nel tempio si conservano le reliquie di S. Sossio, compagno di martirio di S. Gennaro, protettore di Somma. L’ingresso della chiesa ricalca la forma degli sfarzosi portali del ‘600. L’interno conserva le linee barocche. Pregevoli stucchi decorano le cappelle laterali, e inviluppano, con ampie volte e ricercate cornici, il comparto dell’altare maggiore.






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